Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA): cibo ed emozioni. Paradigmi e percorsi di cura
“Food is more than something to eat” (Il cibo è più di qualcosa da mangiare)
Perché mangiamo? Mangiamo perché dobbiamo far passare attraverso il nostro corpo, un flusso continuo di energia con le sostanze che ingeriamo.
Il cibo è nutrimento ma anche piacere.
È legame: materno, familiare, sociale. È appartenenza, identità e memoria.
Il cibo è il primo bisogno fisiologico del bambino, l'atto di alimentarsi (automatismo innato) è determinato dalla spinta pulsionale alla vita, e finalizzato alla conservazione dell'esistenza.
Attraverso l'essere nutrito, il bambino impara come, quanto e in quali momenti soddisfare i propri desideri; tutto ciò avviene all'interno della dinamica relazionale madre-bambino, la ricerca e l'assunzione di cibo diventano comportamenti orientati e finalizzati non solo alla nutrizione ma soddisfano desideri.
I significati del cibo e del comportamento alimentare
Investito di molti significati, al cibo vengono attribuiti effetti terapeutici, tossici, cosmetici, etc. Tipico della specie umana è “mangiare insieme”, quando ci si raccoglie “intorno ad un tavolo” si condividono non solo il cibo, ma anche l'atto del nutrirsi attraverso un cerimoniale. Rituali sociali e comuni, dove il cibo non viene solo ingerito ma ancor prima pensato, accuratamente progettato e infine preparato.
Il cibo è cultura nelle modalità di produzione, preparazione e consumazione diventando elemento decisivo e comunicativo dell'identità umana e del gruppo di riferimento.
Il cibo e i comportamenti alimentari che lo accompagnano trovano il loro senso nella storia delle persone e nelle proprie radici culturali.
In assoluto il cibo non è né buono né cattivo. Lingua, naso e palato hanno un ruolo determinante nella scelta e nel gusto ma è il cervello, organo culturalmente determinato, a definire i criteri di bontà e commestibilità degli alimenti - criteri, peraltro, variabili nel tempo. Il Panettone non è solo uova, farina, zucchero... ma l'idea del Natale.
Nel ricco e complesso universo che gira intorno al cibo, la linea di demarcazione tra la norma e i Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA) è più labile di quello che potrebbe sembrare, appare quindi difficile tracciare un confine per stabilire dove si trovi la normalità e dove inizi la patologia.
Nei DCA la spontaneità di alimentarsi è sospesa, bloccata, ritratta. La sensazione di fame è vissuta come un pericolo, come l'angosciante dimostrazione dei limiti della natura umana, un segnale corporeo ripugnante e disgustoso dal quale prendere le distanze. Il cibo diventa un'entità persecutoria da cui difendersi con tutte le proprie forze che va controllata e dominata, ma allo stesso tempo è la cosa più desiderata.
Cosa sono i DCA?
I Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA) sono classificati tra le patologie mentali e rientrano nell'area di competenza della psicopatologia, della psichiatria e della psicoterapia.
I disturbi alimentari sono definiti come patologie complesse, in cui il corpo diventa lo sfondo del conflitto mente-corpo e dove l'espressione dei sintomi si esprime a più livelli: psichico, fisico e alimentare, rendendo necessario un approccio diagnostico e terapeutico tale da coinvolgere risorse e competenze multiple, diverse figure professionali e sanitarie competenti.
Sia la fase di valutazione che quella di trattamento devono prevedere interventi multidisciplinari e interdisciplinari, delineandosi come percorsi difficili e coinvolgendo diverse strutture sanitarie pubbliche e private.
Sono patologie di origine multifattoriale e il rischio di ammalarsi in modo conclamato dipende da molti fattori, individuali, socio-culturali e familiari, sui quali si inserisce un evento (fattore precipitante non necessariamente traumatico) che scatena la patologia nella sua evidente fenomenologia.
Classificazione dei disturbi del comportamento alimentare
I Disturbi del Comportamento Alimentare sono definiti nell’ultima edizione del Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali - DSM 5: “Disturbi della nutrizione e della alimentazione”.
Si presentano distinti in sei categorie diagnostiche principali:
-
Pica
-
Disturbo da Ruminazione
-
Disturbo Evitante/Restrittivo dell’assunzione di Cibo
-
Anoressia Nervosa
-
Bulimia Nervosa
-
Disturbo da Binge Eating, Disturbo da Alimentazione Incontrollata (BED o DAI)
Oltre alle precedenti si individuano altre due categorie
-
Disturbo della Nutrizione o dell’Alimentazione con Altra Specificazione
-
Disturbo della Nutrizione o dell’Alimentazione senza Specificazione.
Comportamenti generalmente associati ai DCA
Restrizione (restraint)
Piluccamento (grazing, nibbling, snacking, grignotage)
Mangiare per sedare emozioni (emotional eating)
Mangiare dopo cena e/o di notte (night eating)
Iperfagia ai pasti o ad alcuni pasti (over eating)
Iperfagia compulsiva (compulsive overeating)
Bramosia selettiva (selective craving, sweet eating)
Abbuffata compulsiva (binge eating)
Mericismo (mericysm)
Mangiare materiali non commestibili (pica)
Mangiare e sputare (spitting)
Mangiare solo alimenti considerati biologicamente perfetti (ortoressia)
Epidemiologia DCA
La prevalenza dei disturbi del comportamento alimentare (DCA) è un fenomeno che ha visto un incremento negli ultimi anni, anche a causa della pandemia di COVID-19. Secondo i dati recenti, l’anoressia nervosa ha una prevalenza tra lo 0,2% e lo 0,8% nella popolazione, mentre la bulimia nervosa varia dall’1% al 5%. I disturbi del comportamento alimentare non altrimenti specificati (DCA-NAS) presentano una prevalenza tra il 3,7% e il 6,4% .
Negli adolescenti, l’incidenza dei DCA è particolarmente alta, con l’anoressia nervosa che colpisce tra lo 0,7% e l’1,3% delle ragazze adolescenti e la bulimia nervosa tra l’1% e il 2% delle giovani donne di età compresa tra i 16 e i 35 anni . Anche i ragazzi sono sempre più colpiti da questi disturbi, sebbene il rapporto tra donne e uomini resti di circa 9:1 .
L’Italia segue un trend simile a quello degli altri paesi occidentali, con un aumento dei casi di DCA soprattutto tra i giovani. I disturbi alimentari sono considerati patologie multifattoriali, influenzate da fattori genetici, psicologici e socio-culturali, e la loro prevalenza sembra essere in crescita costante.
Anoressia nervosa (AN): prevalenza 0,4% in giovani donne. Molto meno comune nei maschi. Rapporto M:F= 10:1 (APA, 2013) Bulimia nervosa (BN): prevalenza a 12 mesi 1- 1,5% Rapporto M:F= 10:1 (APA, 2013) Esordio spesso durante l’adolescenza (AN) o la giovane età adulta (BN) (Nagl et al, 2016). L’età di esordio è tra i 10 e i 30 anni con un andamento bimodale: un primo picco tra i 14 e i 20 anni ed un secondo tra i 30 e i 35 anni. Decorso cronico con frequenti ricadute e conducono spesso a complicanze di ordine medico portando a volte fino alla morte. Disturbo da binge eating (BED): prevalenza 1,6% ; per le donne, 0,8% per gli uomini (APA 2013). Più frequente in individui in trattamento per perdita di peso (APA, 2013) Pica, disturbo da ruminazione disturbo evitante/restrittivo dell’assunzione di cibo: numero limitato di studi condotti, dati epidemiologici non ancora esaustivi. I DCA sono in aumento nel sesso maschile: in passato probabilmente sottostimati, con l’utilizzo dei nuovi criteri diagnostici del DSM-5 in aumento.
Per ulteriori dettagli, si possono consultare i rapporti epidemiologici del Ministero della Salute e gli studi condotti dall’Istituto Superiore di Sanità.
Il corpo e l'immagine
“Nella sua espressione emotiva l'individuo è un'unità. Non è la mente che va in collera né il corpo che colpisce: è l'individuo che si esprime.” (A. Lowen)
Facciamo esperienza della realtà per mezzo del nostro corpo, il mondo esterno ci avvolge e stimola i nostri sensi. L'identità corporea che si fonda sulla realtà delle sensazioni ha una struttura solida, ma non è mai data una volta per tutte e la nostra immagine riflessa nello specchio ogni giorno ce lo rivela. La sensazione di essere il nostro corpo e la costruzione della relazione tra il corpo e l'immagine, si costruisce nel tempo giorno per giorno.
Nei DCA risulta gravemente compromesso il rapporto tra l'immagine del proprio corpo e le sensazioni che vengono percepite. Il nucleo fondante il Disordine Alimentare è l'alterazione dello schema corporeo. In una recente ricerca pubblicata sulla rivista Neuroscience and Biobehavioural reviews, gli studiosi hanno scoperto che, chi soffre di anoressia nervosa (AN) presenta un alterato funzionamento sia delle aree cerebrali correlate con la percezione della propria immagine corporea sia delle aree cerebrali correlate con la modulazione delle emozioni relative al proprio corpo.
I disturbi alimentari sono definiti come patologie complesse, in cui il corpo diventa lo scenario delle difficoltà e del dolore del paziente. È importante capire il significato funzionale del sintomo alimentare, elaborare le sensazioni di sofferenza, per ricomporre il proprio schema corporeo, riconoscersi ed accettarsi è necessario per rimettere in dialogo mente-corpo e recuperare l'amore per sé.
Segnali e sintomi: perché ci si ammala?
La sintomatologia è l'esito dell'interazione di vari fattori predisponenti. Secondo il modello bio-psico-sociale le sindromi cliniche sono determinate da una pluralità di fattori e dalle loro interazioni che agiscono su un individuo con predisposizione genetica. Tra tutti gli individui a rischio solo alcuni si ammalano effettivamente e in ognuno di loro, i fattori causali, sono diversi e del tutto individuali.
La struttura psichica di ognuno diventa la matrice che dà origine ai sintomi e ai comportamenti nei quadri dei DCA. La dispercezione corporea è il primo sintomo a comparire e anche l’ultimo a scomparire, in media sono necessari due anni di psicoterapia per prenderne consapevolezza ed elaborare il pensiero che sottende la patologia dei disturbi del comportamento alimentare.
La dispercezione corporea è presente nell'Anoressia (AN) e nella Bulimia (BN) e assente nel Disturbo da Alimentazione Incontrollata (DAI) e ognuna di queste figure ha una sola idea: “dimagrire!”
I Disturbi Alimentari sono disturbi egosintonici (ogni comportamento, sentimento o idea è in armonia con i bisogni e desideri dell'Io, o coerente con l'immagine che il soggetto desidera avere di sé), questo significa che non c'è consapevolezza del fatto che i comportamenti che vengono messi in atto portano ad un problema, ed essendo essenzialmente disturbi della mente, prima ancora che compaiano i segni fisici, i segni patologici in modo “subdolo” invadono idee e pensieri.
I DCA si trovano spesso associati (in comorbidità) ad altre patologie psichiatriche, in particolare ansia, depressione, abuso di sostanze e alcol, disturbo ossessivo-compulsivo, disturbi del tono dell'umore, comportamenti lesivi e aggressivi auto-diretti, e vengono classificati nel DSM, il Manuale Diagnostico e Statistico dei disturbi mentali approvato dall'American Psychiatric Association (APA).
Appare quindi importante focalizzare l'attenzione su alcune importanti caratteristiche cliniche dei Disturbi del Comportamento Alimentare: l’incidenza e l’età d’esordio, gli aspetti biologici-genetici ed ormonali, la sessualità e l’identità di genere, lo sviluppo psicosessuale, le condotte compensatorie e di mantenimento, i fattori prognostici, la mortalità, le relazioni all’interno del nucleo familiare e i trattamenti messi in atto con pazienti con tale disturbo.
La sintomatologia alimentare e il decorso della malattia sono pertanto il frutto dell'interazione di fattori predisponenti (genetici, psicologici, ambientali e socioculturali), fattori precipitanti (lutti, separazioni, malattie, cambiamenti) e fattori di mantenimento (sindrome da digiuno e il rinforzo dall’ambiente). Oggi i DCA costituiscono una vera e propria epidemia sociale che non sembra in questo momento trovare un argine alla sua crescita esponenziale.
Fattori di Rischio: pericoli, moda e ideali di bellezza
Uno degli aspetti più sconvolgenti nell'aumento e diffusione dei DCA è l'utilizzo del web per diffondere modelli culturali che esaltano la magrezza, comportamenti (patologici) finalizzati al controllo del peso e che offrono consigli estremi su come dimagrire. I siti pro-Ana (Ana sta per Anoressia) costituiscono uno dei canali più efficaci di diffusione del disturbo, soprattutto tra gli adolescenti che utilizzano con grande familiarità il web.
La società attuale, più che nel passato, costringe gli adolescenti a confrontarsi con modelli di bellezza, di fascino, di seduttività, di successo sociale che non sono realizzabili. Negli ultimi anni è diventata sempre più frequente, anche nei maschi, l’attenzione per il proprio aspetto fisico (visnoressia), per l'incremento delle masse muscolari (bigoressia), distribuzione dei peli ecc., con modalità che si avvicinano a quelle delle femmine.
Sotto questo punta di vista altri disturbi emergenti negli ultimi anni possono essere accomunati ai DCA, per esempio la dismorfofobia e la fobia sociale, nuovi comportamenti adolescenziali a rischio, con aggressività auto ed etero-diretta.
Il mondo in cui viviamo è culturalmente fortemente contraddittorio, dietro moventi economici e consumistici da una parte vengono imposti ideali di perfezione e magrezza al limite, pubblicizzati prodotti di ogni tipo, cibi ad alta energia e palatabilità, dall'altra disprezzato e condannato ciò che non corrisponde ai modelli e l'eccesso di peso.
Significato della patologia del disturbo alimentare
I DCA rappresentano l'espressione di problematiche complesse e spesso i sintomi sono l'espressione di tentativi che l'organismo fa per trovare una via funzionale alla sopravvivenza. Come afferma M. Cuzzolaro: “è una soluzione più o meno provvisoria e antieconomica ad una crisi, e perché ci sia guarigione occorre che il disturbo diventi crisi e cessi di funzionare come soluzione” (Anoressie e Bulimie, cit.).
Nei Disturbi del Comportamento Alimentare, quindi, è necessario non confondere i problemi con i tentativi di soluzione, perdendo di vista il nucleo fondamentale della patologia. In quest'ottica il sintomo non è qualcosa da eliminare subito ma va indagato, elaborato e dato un significato.
Questo modo di affrontare il disturbo alimentare guida verso un'interpretazione più complessa e profonda, che va oltre inseguire una moda o l'essere conseguenza di una semplice dieta dimagrante. Il controllo ossessivo del proprio corpo rappresenta una forma di potere sul mondo e nei rapporti interpersonali.
Il Disturbo Alimentare porta a far emergere ciò che non va nel profondo, a rimette un po' tutto in discussione, con sé stessi, la famiglia e il mondo.
Il cibo molto spesso è ricompensa e consolazione in situazioni stressanti o traumatiche e strategia protettiva in situazioni di sofferenza e conflitto, sconcertante è l'altissima percentuale, 30-35%, di DCA strettamente collegamenti ad esperienze traumatiche legate ad abusi sessuali e fisici in età precoce, bambini abusati e/o maltrattati rivelano livelli più alti di disturbi alimentari, oltre ad atti impulsivi e uso di droghe.
Il ruolo della Famiglia nei DCA
È nella famiglia che si originano e si costruiscono i nostri modelli. Ognuno di noi porta con sé un bagaglio di modelli comportamentali che la famiglia ci ha insegnato e assegnato, e tutto ciò influenza la nostra modalità di stare nel mondo e nelle relazioni.
Troppo a lungo, per i motivi suddetti, la famiglia è stata accusata di essere l'origine del Disturbo Alimentare. I genitori e familiari si pongono, con sofferenza, sempre la stessa domanda: “perché accade?” e finché la famiglia si sentirà la causa, sarà difficile che si possa trovare la soluzione.
Le dinamiche relazioni familiari sono un tassello nel quadro generale dei DCA e i modelli di attaccamento e interazione hanno sicuramente il loro peso e valore. La famiglia deve però entrare nel progetto di cura facendo emergere ciò che sarebbe difficile capire solo osservando il paziente, incontrare la famiglia e la sua storia diventa una risorsa, dare loro strumenti per capire e gestire il disturbo, riconoscere il disagio e la sofferenza, esplicitare i conflitti, trovare nuovi modi per affrontarli, conduce verso la trasformazione.
Prevenzione e livelli di cura: caratteristiche del trattamento dei DCA
I Disturbi del Comportamento Alimentare sono malattie gravi e dall'esito spesso fatale, sono la prima causa di morte tra le malattie psichiatriche e la causa di decesso più frequente, oltre a complicanze internistiche dovute alla malnutrizione, è il suicidio.
Il percorso terapeutico-riabilitativo deve sempre includere sia gli aspetti psicologici e psicopatologici, quelli clinico-nutrizionali e quelli socio-ambientali.
L'intervento terapeutico viene deciso valutando:
- il tipo di Disturbo Alimentare e il livello di gravità
-
il profilo psicologico e di personalità
-
comorbidità con altre patologie psichiatriche e mediche
-
la struttura familiare e le sue dinamiche relazionali
-
problematiche socio-ambientali.
Per la prevenzione, l'intercettazione degli esordi della patologia e per la programmazione di interventi di cura precoce, è di fondamentale importanza la famiglia, gli insegnanti, gli istruttori sportivi, i pediatri e i medici di base.
La prognosi dei disturbi del comportamento alimentare è fortemente influenzata, data la gravità della psicopatologia, da due fattori: la tempestività dell’intervento e la continuità delle cure.
Il problema è molto rilevante nell’obesità infantile.
La terapia, la riabilitazione e la rieducazione alimentare sono strettamente intrecciate soprattutto in età evolutiva e per la complessità degli interventi, in soggetti in età così precoce, è necessario che la riabilitazione si svolga in ambito extraospedaliero.
Entrare nel programma di cure significa lavorare con più figure professionali a vari livelli, e sapere che un trattamento non dura mai meno di due anni.
La cura consiste in un percorso psicoterapeutico all'interno di cure multidisciplinari fornite con un approccio integrato e multi-modale.
La guarigione
Oggi dai Disturbi Alimentari si può guarire. I trattamenti sono mirati e le possibilità di recupero elevate, ma come per tutte le patologie è importante che l'intervento sia precoce, il trattamento tempestivo, specializzato ed integrato.
Il vero nucleo psicopatologico del disturbo è “l'ossessione” per il cibo e per il peso, la malattia è in remissione quando si comincia ad attenuare il pensiero ossessivo e la vita riprende un corso normale.
Ri-strutturare la visione del mondo fa perdere potenza al sintomo, guarire significa integrare un periodo di crisi e di sofferenza nella storia della propria vita, dargli un significato e dare voce al proprio dolore.
Lo studio di psicologia per i Disturbi del Comportamento Alimentare
È possibile effettuare una valutazione del Disturbo Alimentare, individuare il tipo di trattamento e il percorso di psicoterapia, avvalendosi della professionalità della dottoressa psicologa Brunella Cimino, presso lo studio di psicologia Libre.
Come psicologa e psicoterapeuta, la dottoressa Brunella Cimino riceve presso lo studio in via di Santa Costanza 13 a Roma, situato tra via Salaria e via Nomentana, nel quartiere Trieste - a 300 metri dalla metro B1 Sant'Agnese | Annibaliano
e presso lo studio in via Edoardo d'Onofrio 212 a Roma nel quartiere Colli Aniene.
Per prenotare un appuntamento presso lo Studio di Psicologia e Psicoterapia Libre, è possibile contattare la dott.ssa Brunella Cimino via e-mail: cimino.brunella@gmail.com; tramite il recapito telefonico 338 38 00 903; oppure tramite il sito di MioDottore.it: https://www.miodottore.it/brunella-cimino/psicologo-psicologo-clinico-psicoterapeuta/roma
Crea il tuo sito web con Webador