Il Disturbo da Attacchi di Panico (DAP)
La paura di per sé non è una malattia, aver paura è normale, anzi la paura è un’emozione fondamentale e necessaria per la sopravvivenza.
È un sistema d'allarme naturale che avverte del pericolo e permette di evitarlo, perché innesca meccanismi di attacco e/o fuga quando ci troviamo in pericolo.
Risulta importante, però, distinguere dove finisce la normalità della paura e dove comincia la patologia legata agli attacchi di panico. Se la paura è troppo intensa, troppo frequente, esagerata rispetto alla causa o innescata da situazioni o stimoli banali, può bloccare o creare problemi alla qualità e al normale fluire della vita, allora è probabile che sia una vera e propria malattia e una di queste è il Disturbo da Attacchi di Panico (DAP).
La paura può salvarci la vita, mentre ciò che può rovinarcela è la “paura della paura” cioè il timore preventivo delle reazioni psicofisiologiche che il nostro organismo può avere, di fronte a ciò che percepiamo come una minaccia.
Il vissuto della persona durante un attacco di panico è quello di avere un “attacco cardiaco”, di “sentirsi male”, di “svenire”, di “morire”, di “impazzire”, di “perdere il controllo”. La paura di “avere qualcosa che non è stato diagnosticato o riconosciuto”, nonostante gli esami medici siano normali.
Chi viene colpito dagli attacchi di panico
Ne soffrono più spesso persone tra i 16-18 e i 40 anni (ma anche oltre) ed è un po' più frequente nelle donne.
L’attacco di panico in genere inizia lentamente, da una sensazione di malessere fino ad una condizione marcata di dolore fisico, con la paura di sentirsi sempre peggio. Le condizioni tipiche che scatenano l'attacco possono essere: luoghi chiusi (bar, ristorante, cinema, teatro, aula, sala riunioni, ecc), autobus, metropolitana, treno, gallerie, aereo, la guida in mezzo al traffico o in autostrada, ponti, tangenziali, l'ascensore, luoghi chiusi e caldi con aria viziata, la sera davanti alla TV, a letto di notte durante l'addormentamento.
Parte integrante del disturbo diventa quindi “evitare” i luoghi o le situazioni sopra descritte, che potrebbero portare ad innescare l'Attacco di Panico.
Il soggetto esce da casa seguendo percorsi obbligati, lungo direttrici dove, se dovesse sentirsi male, si può vedere la propria casa o c'è un ospedale nelle vicinanze. Vengono evitati gli aerei non perché possano cadere ma per la paura di sentirsi male dove non si può essere soccorsi.
L'idea insopportabile è di rimanere bloccato o intrappolato. Molto spesso le persone che soffrono di DAP sono persone che non hanno mai avuto paura di nulla, anzi sono persone con un passato impavido.
Cause del disturbo DAP
La causa può non essere unica per tutti i casi.
Spesso viene riferito un evento o situazione scatenante degli attacchi, eventi stressanti della vita che precedono l'insorgenza del disturbo di panico e hanno sensibilizzato il soggetto.
Spesso si ritrova una separazione affettiva, la morte di un parente o amico che ha lasciato un segno nel paziente, magari non subito, ma nel tempo si è come amplificata nella mente e lo ha destabilizzato.
Chi in famiglia ha vissuto ansia e preoccupazione fin da piccolo, in un certo senso, ha imparato a vedere nel mondo soprattutto minacce e pericoli anche in modo esagerato. Molti studiosi ritengono che il nucleo centrale sia l'Ansia di Separazione e riconduca al proprio stile di attaccamento affettivo dei primi anni di vita.
Secondo altri il nucleo centrale si trova nell’angoscia di morte. Altri ritengono che le cause siano fisiche e risiedano in un’alterazione della chimica cerebrale e nel funzionamento di alcune aree del cervello o del metabolismo connesso alla respirazione, oppure vulnerabilità genetica. È anche probabile una miscela di cause per il disturbo da attacchi di panico.
I pazienti con DAP riportano, comunque, tematiche tipiche tutte centrate su paura, insicurezza, ricerca di punto di riferimento e di attaccamento sicuro, timore per la salute e paura di morire, di non farcela, di non sentirsi più sicuri, di perdere il controllo.
Frequente è l'ipersensibilità alle costrizioni o situazioni di vita che rappresentano per loro degli obblighi (il matrimonio, la nascita di un figlio, nuovi impegni nel lavoro, anche promozioni che però comportano maggiore impegno e legame).
In un certo senso, potremmo dire che è una malattia della sicurezza affettiva e della minaccia di perdita di una base sicura.
Le cause del panico sono anche in relazione ad una respirazione anormale: la paura irrigidisce la muscolatura che porta a bloccare la respirazione e nel tentativo di riprendere il controllo, la respirazione diventa irregolare e accelerata portando all'iperventilazione.
Respirare in un sacchetto di carta calma i sintomi dell’iperventilazione (capogiri, formicolii, tachicardia, eventuale vertigine e l'emergere incontrollabile di contenuti emotivi) che sorgono con estrema facilità in coloro che hanno un respiro corto o incompleto
Il decorso degli attacchi di panico
Il DAP non è un disturbo breve, né da sottovalutare. Peggiora la qualità della vita, limita la libertà, dà sofferenza, tende a recidivare. In alcuni casi compare una depressione secondaria.
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Circa un terzo dei pazienti se ben curato guarisce definitivamente dal disturbo da attacchi di panico.
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Un terzo migliora ma mantiene sintomi residui, con rischio di ricadute a distanza (che se curate a loro volta sono seguite da miglioramento).
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Un terzo circa risponde poco o parzialmente alle cure e riesce a tenere a bada i sintomi, prendendo anche per anni ansiolitici e imparando a “convivere” col disturbo.
La diagnosi differenziale per il DAP
Per poter definire un DAP dal punto di vista fenomenologico, si rende necessaria la valutazione dei sintomi e dei criteri di esclusione. Risulta necessario perché un attacco di panico di per sé non rappresenta un disturbo, ed è inoltre un sintomo comune a molti altri disturbi.
Secondo il DSM-V (APA,2013):
Un attacco di panico si presenta come un periodo preciso di forte paura o disagio, durante il quale quattro (o più) dei seguenti sintomi si sono sviluppati improvvisamente, ed hanno raggiunto il picco nell'arco di 10 minuti.
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Palpitazioni, cardiopalmo, o tachicardia.
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Sudorazione.
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Tremori fini o a grandi scosse.
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Dispnea o sensazione di soffocamento.
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Sensazione di asfissia (mancanza d'aria).
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Dolore o fastidio al petto.
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Nausea o disturbi addominali.
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Sensazioni di sbandamento, di instabilità, di testa leggera o di svenimento.
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Derealizzazione (sensazione di irrealtà) o depersonalizzazione (essere distaccati da sé stessi).
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Paura di perdere il controllo o di impazzire.
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Paura di morire.
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Parestesie (sensazioni di torpore o di formicolio).
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Brividi o vampate di calore.
La presenza di meno di quattro sintomi in genere definisce una crisi d'ansia.
Va ricordato che un DAP si può presentare in combinazione con agorafobia o claustrofobia.
Per la diagnosi di Disturbo da Attacchi di Panico devono essere presenti entrambi i seguenti criteri diagnostici:
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attacchi di panico (vedi sopra) inaspettati ricorrenti
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almeno uno degli attacchi è stato seguito da 1 mese (o più) di uno (o più) dei seguenti sintomi:
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preoccupazione persistente di avere altri attacchi
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preoccupazione a proposito delle implicazioni dell'attacco o delle sue conseguenze (per es. perdere il controllo, avere un attacco cardiaco, "impazzire")
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significativa alterazione del comportamento correlata agli attacchi.
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La valutazione del disturbo da attacchi di panico deve, inoltre, tener conto degli effetti fisiologici dovuti ad una sostanza (per es. una droga, un farmaco, o l’eccesso di caffè!) oppure ad una condizione medica generale (per es. ipertiroidismo).
Tali condizioni dovranno essere escluse dal medico di riferimento, in seguito ad analisi cliniche mirate.
Il trattamento del DAP
Ricerche recenti indicano come sia più efficace il trattamento combinato: farmaco antipanico (in fase acuta), psicoterapia per gli attacchi di panico ed una tecnica specifica ad esposizione graduale, con successiva riduzione progressiva del farmaco.
Per ogni ulteriore informazione sui percorsi di psicoterapia dedicati al Disturbo Attacchi di Panico, è possibile contattare lo studio di psicologia della dottoressa psicologa Brunella Cimino.
Come psicologa e psicoterapeuta, la dottoressa Brunella Cimino riceve presso lo studio in via di Santa Costanza 13 a Roma, situato tra via Salaria e via Nomentana, nel quartiere Trieste - a 300 metri dalla metro B1 Sant'Agnese | Annibaliano
e presso lo studio in via Edoardo d'Onofrio 212 a Roma nel quartiere Colli Aniene.
Per prenotare un appuntamento presso lo Studio di Psicologia e Psicoterapia Libre, è possibile contattare la dott.ssa Brunella Cimino via e-mail: cimino.brunella@gmail.com; tramite il recapito telefonico 338 38 00 903; oppure tramite il sito di MioDottore.it: https://www.miodottore.it/brunella-cimino/psicologo-psicologo-clinico-psicoterapeuta/roma
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